Diplomazie, alleanze e intrighi  

L´intreccio all´interno del quale si muovono i nostri personaggi, alcuni più famosi come Cavour e Napoleone III, ed altri meno noti come la Contessa di Castiglione, dimostra come sia comunque attuale il detto di Machiavelli "il fine giustifica i mezzi" - che invece risale a qualche secolo prima-.
Prima di entrare nel vivo dell´intrigo è bene però descrivere qualè lo scenario geopolitico all´interno del quale si svolge la vicenda.
Il quadro europeo "pre-battaglia" di Magenta si caratterizza principalmente per la presenza di due grandi poli: il regno austro-ungarico e l´impero francese.
Il primo estendeva il suo dominio anche al nord Italia (escluso il Piemonte). Questo territorio, che per intenderci comprendeva le attuali Lombardia e Veneto, negli ultimi anni era governato dalla dittatura militare preposta con una certa difficoltà a causa dei moti rivoluzionari indipendentisti che erano ormai all´ordine del giorno. Gli austriaci cercavano di placare le insurrezioni con metodi troppo ortodossi, sanguinose repressioni terroristiche, e questo non faceva che fomentare maggiormente le esigenze di libertà progresso e rinnovamento civile che più avanti troveranno risposta nell´ideologia di Mazzini. La Francia invece, con l´ascesa al trono di Napoleone III nel 1848 ,si proponeva con una nuova politica estera di tipo espansionistico.
Ciò che accomunava questi due imperi, oltre a voler imporre a livello internazionale la loro politica imperiale, era sicuramente la vita che si svolgeva all´interno degli ambienti imperiali: lo sfarzo , la ricchezza, gli intrighi di corte tessuti spesso per il raggiungimento di fini più politici che mondani.
A fianco a queste due potenze c´era il regno di Piemonte e Sardegna guidato dal giovane Vittorio Emanuele II il quale, nonostante avesse ricevuto un´educazione rigidamente conservatrice, ebbe il merito di intuire che la dinastia aveva bisogno di un certo rinnovamento liberale; grazie a ciò ottenne una crescente popolarità nella penisola. Ebbe anche il merito di essere affiancato dal più grande diplomatico del tempo, il primo ministro Camillo Benso di Cavour.
L´aspirazione del re e del suo primo ministro di trasformare l´Italia dall´entità frammentata che era in una nazione moderna era però un tantino presuntuosa rispetto alle possibilità reali che il Piemonte aveva di sconfiggere gli austriaci. Ci voleva un grande alleato, e guarda caso le mire espansionistiche dell´imperatore francese facevano proprio al caso loro.
C´è un solo grande ostacolo: come convincere Napoleone a perorare la causa "italiana"?
Cavour si propone due "mezzi". Il primo , ufficiale, da adottarsi nei confronti dell´imperatore, è quello della diplomazia, nel qual campo egli non ha rivali; il secondo, ufficioso, ma forse più efficace e sicuramente più intrigante, coinvolgerà invece il Napoleone uomo che, come tutti gli uomini ha la sua debolezza: era noto a tutti quanto Napoleone III fosse sensibile al fascino femminile.
Non bastava però una donna qualunque purchè bella; ci voleva innanzitutto la più bella, l´immagine vivente della primavera, ma anche dotata di ingegno, abile nel saper raggirare e nell´inserirsi in tali raggiri, e che sapesse primeggiare sulle altre nello sfarzo e nel lusso della vita di corte parigina, quasi non avesse avuto altro scopo nella vita che questo.