La contessa di castiglione  

Vediamo in che modo Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini "incontra" i progetti politici unitari del primo ministro piemontese.
Nasce a Firenze il 22.3.1837 ed è figlia di un noto ambasciatore e di una nobildonna fiorentini.
Quindi frequenta fin da piccola la società granducale dove si distingue prestissimo per la sua intelligenza viva e attiva.
" Nicchia", questo è il suo soprannome , si rivela decisamente avida di sapere e si interessa di svariati argomenti, con l´intento di conoscere un po´ di tutto. Ha forse una predilezione più marcata per le letture romantiche alle quali si dedica con particolare trasporto quasi sapesse già che avrebbe vissuto delle avventure simili a quelle delle eroine delle quali leggeva in queste favole d´amore.
Nicchia però non è soltanto intelligente, ma, giunta all´età dell´adolescenza, anche decisamente bellissima e di buon gusto. Alta , bionda, con dei lineamenti tanto perfetti da essere considerata universalmente la donna più bella d´Italia e d´Europa, riesce a far risaltare la sua bellezza anche grazie all´inimitabile gusto per le toilette originali e audaci.
Durante gli avvenimenti mondani emerge con chiarezza la sua naturale disinvoltura nei rapporti sociali, soprattutto maschili; il suo rapporto con le donne è invece scandito dal motto: "Le eguaglio per nascita. Le supero per bellezza. Le giudico per ingegno."
Naturalmente è molto ambita ed è sempre attorniata da una corona di ammiratori. Ha numerosi flirt dei quali annota tutti i particolari sul suo "Journal". Questo diario che ci sarà molto utile per ricostruire la sua storia, è redatto dalla contessa in maniera decisamente astuta e denota la sua spiccata capacità nel saper raggirare. Innanzitutto è scritto in francese, in alcuni punti ricorre poi ad un codice cifrato che usa tutte le volte che racconta delle proprie performance con i suoi amanti oppure di situazioni ambigue (e questo avviene molto spesso). Inoltre è redatto col chiaro intento di far risaltare solo ed esclusivamente le sue doti: non è mai riportato alcun episodio che possa metterla in qualche modo in cattiva luce o che faccia notare i suoi difetti.
Virginia non si innamora mai dei suoi spasimanti, tantomeno dell´uomo che sposerà: il conte Francesco Verasis di Castiglione Tinella e di Costigliole d´Asti, cugino di Cavour. La dolcezza dei modi e le sue eccessive attenzioni non attraggono affatto Virginia che avrebbe desiderato un uomo diverso, tanto per cominciare con un carattere più deciso e ambizioso. Ma per Francesco riuscire a sposare la donna più bella d´Europa diventa quasi una sfida con se stesso e con gli altri spasimanti al punto di accettare qualsiasi compromesso pur di conquistarla, anche un matrimonio senza amore. Le nozze vengono celebrate il 9.1.1854.
Il matrimonio, che lei prevede noiosissimo, rappresenta invece per Nicchia il punto di svolta della sua vita: si trasferisce a Torino nel palazzo dei Castiglione che fiancheggia la residenza di Cavour e , spinta dal marito, fa il suo mirabolante ingresso alla vita di corte di Vittorio Emanuele II.
Neanche a dirlo, la sua eleganza, sempre impeccabile fin nei minimi particolari e costosissima, e il suo charme conquistano tutti, inizialmente senza distinzione di sesso. Non c´è ricevimento al quale non venga invitata o evento mondano di cui non sia la protagonista.
In poco tempo riesce a monopolizzare l´attenzione del re, il quale la riempie di regali costosissimi e gioielli di valore inestimabile.
Naturalmente iniziano i primi dissapori coniugali: Virginia è troppo bella ed ambita, è troppo indipendente; Francesco comincia a rendersi conto che aver sposato la donna più bella d´Europa e´ un fardello troppo pesante.
A seguito dell´assidua presenza alla corte del re anche Cavour è conquistato dalle capacità di seduzione della contessa, ma, da buon politico, non ne nota solo le doti fisiche. Conosceva le sue caratteristiche sin da quando era una bambina (era stato forse l´unico a sconsigliare al cugino Francesco di sposarla, dato che la considerava una ragazza malata di egocentrismo e narcisismo). Ma adesso nota anche le sue "capacità" diplomatiche e la precisa conoscenza delle lingue, doti che , associate alla bellezza, le avrebbero potuto aprire qualsiasi porta: anche quella di Napoleone III. Cavour è decisamente intenzionato a giocare anche questa carta: perchè non tentare di far perorare la causa del Piemonte da questa eloquente ed ufficiosa ambasciatrice? Quindi espone il suo progetto a Vittorio Emanuele II, che nel frattempo aveva avuto modo di "toccare con mano" tutte le virtù di Virginia ed, ottenuto il suo consenso comincia a istruirla sul da farsi a Parigi.
Sedurre l´imperatore francese e convertirlo alla causa italiana: questa era la sua missione.
" Voi brillerete a Parigi come attualmente brillate a Torino. Avrete Napoleone ai vostri piedi. Egli farà ciò che vorrete".
Nicchia, la cui ambizione mondana poteva assai più della voce del buonsenso, non ha bisogno di altri argomenti per essere convinta ad accettare l´incarico.
Il 9.1.1856 si trasferisce nella capitale francese e non è casuale che sia solo un mese prima del Congresso di Parigi.